In tutte le religioni, i miti, le credenze popolari compare sempre la figura dell'albero. Questo essere vivente che percorre la sua esistenza senza muoversi, ancorato al terreno, che dove nasce e cresce trova la sua morte ha colpito la fantasia dei popoli di tutto il mondo,
dalla famosa mela legata al mito di Adamo ed Eva alle saghe nordiche dove dal tronco del frassino Odino avrebbe ricavato l'uomo. Ogni cultura ha il suo albero sacro, portato sulla terra dalla
divinità suprema, a simboleggiare la vita che inizia. Per i Greci era la quercia, simbolo di forza e potenza, portata da Zeus sulla Terra; per i Persiani il cipresso, giunto per opera di
Zoroastro; per gli Ainu, popolazione bianca dell'isola di Hokkaido (Giappone), è l'olmo (forse perché strofinando le sue radici secche si origina il fuoco); per i Berberi del Nordafrica il
frassino.
L'albero si è sempre accompagnato alla vita dell'uomo. Sotto i platani Socrate amava passeggiare e conversare, nella Roma di Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) non mancavano i viali fiancheggiati da
platani maestosi e perfino Buddha meditava all'ombra del mango, albero da frutto e da ombra molto comune nei Paesi tropicali. Il cipresso fin dall'antichità è invece associato alla morte e al
culto dei morti (non solo nei Paesi mediterranei), forse, come riferisce Teofrasto (IV sec. a.C.), perché dai suoi polloni non si sviluppano nuove piante.
Molti alberi sono legati alla mitologia classica greca e latina. La ninfa dei boschi Dafne per sfuggire ad Apollo fu trasformata in alloro; il giovane Ciparisso, caduto in una profonda
depressione per aver ucciso inavvertitamente il suo cervo preferito, fu tramutato in cipresso; la ninfa Filira concepì da padre Zeus il centauro Chirone e per la vergogna chiese di essere
trasformata in tiglio. Probabilmente non si tratta del tiglio, che è estraneo alla macchia mediterranea, ma di quell'alberello o arbusto a cui Linneo volle attribuire secondo noi non senza
cognizione di causa il nome generico Phyllirea in dedica alla suddetta ninfa. Lo stormire delle fronde dei pioppi a ogni alito di vento aveva colpito la fantasia dei Greci che avevano legato
quest'albero al mito di Fetonte: il figlio di Elio, guidando il carro del Sole, si era avvicinato troppo alla terra con il rischio di incendiarla e per questo fu colpito dal fulmine di Zeus,
precipitando nel fiume Eridano, sulle cui sponde le Eliadi rattristate dalla morte del fratello furono trasformate in pioppi.
Forse nel Medioevo, più che in ogni altra epoca storica, credenze e superstizioni si impadronirono degli alberi. È giunta fino a noi la storia del famoso noce di Benevento, che intorno al VII
secolo d.C., cresceva ampio e maestoso vicino alle mura della città. Considerato dalla popolazione punto d'incontro delle streghe che secondo la tradizione giungevano da tutta Europa in
occasione del solstizio d'estate venne fatto abbattere dal vescovo Barbatus.
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Francesca (mercoledì, 13 gennaio 2010 10:06)
Molto interessante, sarebbe carino fare una piccola scheda riportante il nome della pianta con la simbologia correlata.
Gherardo (mercoledì, 13 gennaio 2010 17:28)
Ciao Francesca, se ti interessa approfondire l'argomento puoi leggere il libro:
Mitologia degli Alberi di Brosse jacques della Rizzoli.